PINO TOR. Per 75 anni sei convinta di essere figlia unica e che tuo papà sia morto combattendo in Spagna, quando tu avevi un paio d’anni. Poi, una domenica di fine settembre, bussa alla tua porta una donna venuta da Barcellona e sconvolge tutto il tuo passato. Perché ti rivela che hai un fratello in Spagna e ha altri tre in Francia. Perché tuo papà se n’era andato nella Legione Straniera, ha cambiato nome, si è fatto altre due famiglia ed è morto quando avevi trent’anni. La protagonista di questa incredibile storia è Maria Michela Lagonigro, insegnante in pensione, di casa in via Martini 1. Grazie al fratello barcellonese Raimond,ha scoperto non solo i fratelli, ma la vera storia di suo padre Giuseppe, una vita che pare uscita dall’immaginazione di Pirandello. Sposata con Franco Di Tullio, Maria Michela è una persona nota in paese. Prima di tutto è stata insegnate elementare e poi sua figlia Tiziana è titolare delle Edizioni Katalì, la casa discografica che pubblica i dischi del compagno Gianfranco Grottoli, preparati insieme ad Andrea Vaschetti. Un altro suo figlio,Arturo è un comico affermato, mentre il terzo, Marcello, vive nelle Marche dove ha un’attività di rappresentanza. In paese, quasi come se si trattasse di una leggenda metropolitana, se ne parla da giorni. Così Maria Michela ha deciso di uscire allo scoperto e raccontare la sua incredibile vicenda. «Era il 26 settembre. Stavo guardando il Gran Premio di Formula 1 alla tivù – ripercorre Maria Michela – Suonano alla porta. E’una signora. Parla un italiano molto approssimativo, mi supplica di riceverla ». La famiglia si mette in allarme. «Sarà una truffa?, ci chiediamo. Ma questa signora inizia a snocciolare i nomi dei miei antenati di Foggia e rivela cose di famiglia. Era la moglie del fratello che non sapevo di avere». Dopo un breve consulto, il marito Franco insieme alla figlia Tiziana decide di incontrarla in un bar del centro. «Era alla ricerca della tomba del padre scomparso – prosegue Maria Michela – E quando ha saputo di avere anche una sorella, la sottoscritta, è andato a indagare in tutti i Comuni dove abbiamo vissuto». E’ il municipio di Lucera, in provincia di Foggia, a indicare il trasferimento a Pino Torinese, avvenuto nel 1970. «Ci ha impiegato più di un anno a trovarmi – sorride – Mio marito lavorava per il dazio e quindi ha subito molti trasferimenti… Prima ancora, questo povero uomo si è girato una bella fetta di Calabria». Dopo tante ricerche, Raimond Lagonigro ha avuto paura del primo impatto con la sorella ritrovata. E se l’avesse respinto? Per questo ha mandato la moglie in avanscoperta. «Mi ha aspettato in hotel in centro paese – sorride Maria Michela – La loro idea era quella di attendere il lunedì per andare a prendere informazioni in municipio e magari sentirsi dire che ci eravamo già trasferiti chissà dove… Ma qualcuno, in uno dei bar del paese, gli ha dato i miei riferimenti». Raimond Lagonigro ha 69 anni, è pensionato, vive in un paesino tra Girona e Barcellona.Come Maria Michela, ha tre figli adulti. I due si sono abbracciati e poi hanno confrontato documenti e varie fotografie, notando incredibili somiglianze tra i rispettivi nipoti. «Sono dieci anni che viaggia su e giù per l’Italia per trovare la tomba del padre che, come è stato per me, non ha praticamente mai conosciuto». Caporale indisciplinato, papà Giuseppe venne mandato per punizione nel contingente fascista a partecipare alla Guerra di Spagna, esattamente un anno dopo la nascita di Maria Michela, nel 1936. Non tornò mai più. «Mia madre Domenica ricevette la comunicazione con immaginetta ricordo della sua morte, avvenuta, stando a quel documento il 13 marzo del 1937 – mostra la figlia – Era tutto falso. Contrario al regime franchista, durante la guerra mio padre fuggì in Francia e si arruolò nella Legione Straniera. Con questa mossa, gli fu data anche la possibilità di cambiare identità. E’ morto nel 1966 a Nérac, in Aquitania, congedato dalla Legione per motivi di salute e con il cognome De La Ville». In Francia si sposa per la terza volta e mette al mondo altri tre figli. «Di loro non so nulla e non ci tengo a saperne – puntualizza la pinese – Mi basta sapere di avere un fratello che porta il mio stesso cognome ». Ora Raimond e Maria hanno stabilito un contatto e si sentono per telefono. «Per lui mi sono anche messa a studiare lo spagnolo. Raimond è poi riuscito a mettere un mazzo di fiori sulla tomba di papà, con una lettera firmata anche da me. Lo ha fatto pochi giorni fa, venerdì. Non si trovava proprio a Nérac, ma a qualche centinaio di chilometri di distanza. Il nome del paese non me lo sono appuntato… ». Non è facile accettare un padre che non è mai venuto a cercarti per trent’anni. Andrà a vedere la sua tomba? «Non ci tengo troppo. Lo perdono… In fondo è stata la guerra ha fargli fare quella vita.Però non posso dimenticare di aver sempre pensato di avere avuto un padre morto poco dopo la mia nascita».
www.corrierechieri.it/art/"Nostro padre non era morto Scappo' nella Legione"
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